La pratica del karate vuole essere uno strumento educativo sia per il corpo che per lo spirito. L’essenza del mio metodo di insegnamento sta nei gesti, anche in quelli più piccoli e soprattutto nelle pause, nei silenzi. Lo sguardo dell’insegnante deve andare oltre le figure degli allievi che trova davanti deve toccare e parlare con il loro spirito “shin”. E’ questa la magia che avviene durante la lezione, ed è per questo che anche i bambini più “disordinati” si trovano a scoprire le loro immense potenzialità ed iniziano a conoscersi, a migliorarsi, ad avere più fiducia in loro stessi, capiscono il loro valore.
Questo è il vero karate. La tecnica, l’esercizio, l’allenamento servono come mezzo per arrivare alla conoscenza di sé. Gli antichi maestri si allenavano per ore ed ore, i samurai affrontavano numerosi combattimenti, scavavano a fondo dentro di loro e facevano di ogni goccia di sudore una causa per meditare al fine di cercare la perfezione in quello che facevano. Questa mentalità è tipicamente orientale ma può essere di grande aiuto anche all’uomo occidentale.